Tutta la verità
Perché Falcone e Borsellino dovevano morire?
La storia vera
Il 23 maggio 1992 il giudice Falcone muore nella strage di Capaci, il più cruento attentato dinamitardo organizzato dalla mafia negli ultimi anni, in cui persero la vita anche la moglie Francesca e tre uomini della scorta.
Cinquantasette giorni dopo, il 19 luglio, la mafia uccide di nuovo: l’amico e collega di Falcone, il giudice Paolo Borsellino, salta in aria insieme ai cinque uomini della scorta in via d’Amelio, a Palermo. John Follain – giornalista inglese inviato in Italia proprio in quegli anni – ricostruisce minuziosamente la dinamica degli attentati e l’inchiesta che ne seguì: dalla disperata corsa contro il tempo di Borsellino per scoprire chi avesse ucciso Falcone, nella tragica consapevolezza di essere il prossimo della lista, fino alla straordinaria parabola investigativa che portò all’arresto dei padrini Riina e Provenzano. Ma il libro fornisce anche una visione d’insieme senza precedenti sul modo in cui opera la mafia siciliana, descrivendo nel dettaglio la progettazione e la realizzazione degli omicidi dei due eroici magistrati. Sulla base di nuove ed esclusive interviste e delle testimonianze di investigatori, pentiti, sopravvissuti, parenti e amici, questo saggio racconta minuto per minuto gli eventi che hanno segnato – in maniera irreversibile – il nostro Paese e la lotta dello Stato contro la mafia.
Due bombe, due attentati che hanno cambiato per sempre il significato del termine mafia, in Italia e nel mondo.
«Il merito di Follain sta nella capacità di raccontare e sintetizzare fatti noti, arricchiti con testimonianze inedite, ma anche di saper offrire uno sguardo d’insieme capace di tradursi in una cronaca avvincente. Un libro che si legge come un romanzo e che invece è storia vera.»
Silvana Mazzocchi, la Repubblica
«Un libro che mette una rabbia profonda perché si rivede l’Italia che perde i suoi uomini migliori come Falcone e Borsellino, lasciandoli esposti alle calunnie prima ancora che al piombo e agli esplosivi della mafia.»
Roberto Olla, TG1